Più Seti per tutti
Technosearch. Si chiama così il nuovo strumento che il Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) utilizzerà per raccogliere tutte le ricerche effettuate dall’istituto dal 1960 a oggi. La presentazione del nuovo tool è avvenuta ieri, mercoledì 9 gennaio, durante la sessione poster del 233mo meeting invernale dell’American Astronomical Society
La prima ricerca del Seti è stata quella di Frank Drake del 1960 con il progetto Ozma. Un esperimento che aveva come scopo la ricerca di segnali radio artificiali provenienti da pianeti extrasolari. Da quel primo esperimento a oggi sono passati 59 anni. Abbastanza affinché l’istituto che ricerca l’origine e la natura della vita nell’universo accumulasse un numero elevato tra lavori scientifici, partecipazioni a congressi e altri documenti prodotti in questi quasi 12 lustri di attività. La ricerca di questi documenti, fino a ieri, sarebbe stata quantomeno ardua. Ma adesso non più, finalmente sarà possibile soddisfare la curiosità di conoscere tutte le ricerche dell’istituto in maniera molto semplice.
Come? Attraverso il nuovo strumento interattivo Technosearch. Il nuovo tool, infatti, se da una parte permette agli scienziati di tenere traccia delle ricerche e dei risultati ottenuti dall’istituto, dall’altra permette a chiunque volesse di fruirne facilmente, senza complicate ricerche web. Non solo: consentirà inoltre di inviare le proprie ricerche e mantenere aggiornato il database.
Il motore di ricerca – che trovate a questo link – visualizza nella home page tre differenti liste. Nella prima ci sono 102 ricerche effettuate nella banda radio dello spettro elettromagnetico – compresa la prima di Frank Drake del 1960. L’immagine qui sopra è uno screenshot proprio di questa lista. Nella seconda, invece, di ricerche ce ne sono 38, tutte nell’ottico, per un totale di 140 diverse possibili esplorazioni. Infine, nella terza lista, un archivio di dati precedentemente raccolti. All’interno di ciascuna lista le informazioni che è possibile visualizzare comprendono: titolo dei documenti, nome(i) degli osservatori, date di ricerca e oggetti osservati. E ancora: struttura in cui è stata condotta la ricerca, dimensioni e sensibilità del telescopio utilizzato, compreso il potere risolutivo dello stesso. Un link al documento originale pubblicato e i commenti che spiegano la strategia di ricerca completano le informazioni.
Lo strumento è stato sviluppato da Jill Tarter – pioniera di Seti e co-fondatrice dell’istituto, alla quale si deve anche parte materiale – che ha commentato così la novità: «Ho iniziato a conservare questo archivio di ricerche quando ero una laureata. Alcuni dei documenti originali sono stati presentati a conferenze o appaiono in riviste alle quali è difficile accedere ai nuovi arrivati ??nel Seti. Sono lieta che ora abbiamo uno strumento che può essere utilizzato da tutta la comunità e una metodologia per tenerlo aggiornato».
«Ho iniziato ad aiutare la dottoressa Tarter in questo progetto come opportunità di ricerca durante l’estate. Sono convinto che Technosearch diventerà uno strumento importante per astronomi e dilettanti interessati ad esplorare il cosmo e trovare indicazioni di altre civiltà tecnologiche. Non possiamo sapere dove cercare le prove domani se non sappiamo dove abbiamo già guardato. Technosearch ci aiuterà a documentare proprio dove e come abbiamo guardato il cielo», conclude Andrew Garcia, uno studente universitario che durante il progetto estivo chiamato REU (Research Experiences for Undergraduates), edizione 2018, ha contribuito allo sviluppo del portale insieme ex studenti universitari dello stesso programma e quelli che lavorano con il Professor Jason Wright alla Penn State University.
Di Giuseppe Fiasconaro
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