Questa è l’immagine dell’Universo più dettagliata di sempre
Arriva oggi l’immagine più dettagliata e ampia dell’Universo, ottenuta dalla combinazione di osservazioni raccolte dal telescopio Hubble durante 16 anni. L’immagine riprende circa 265mila galassie, inclusa la loro evoluzione, in una sorta di “libro dell’Universo”
L’Universo non ha (quasi) più segreti. Oggi arriva l’immagine più ampia, profonda e completa mai ottenuta del cosmo, realizzata dagli scienziati della Nasa, dell’Esa e di vari enti di ricerca grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Hubble durante ben 16 anni. Siamo davanti al ritratto più dettagliato e vasto di tutto l’universo conosciuto, che include 265mila galassie estremamente distanti. I risultati di questo ambizioso progetto, chiamato Hubble Legacy Field, sono stati resi noti dalla Nasa, che svela l’immagine (riportata qui sotto) e la spiega in un’animazione video.
L’Universo in un’immagine
I ricercatori hanno ottenuto l’immagine combinando i dati di osservazione di 16 anni di lavoro di Hubble, ovvero mettendo insieme un mosaico di istantanee scattate in vari momenti durante questo periodo. In questa foto dell’universo hanno incluso galassie lontanissime: le più distanti e deboli hanno una luminosità che è dieci miliardesimi di volte più bassa rispetto a quella che l’occhio umano riesce a percepire.
Per arrivare a questo risultato sono stati utilizzati diversi rilievi, compresi quelli dello Hubble eXtreme Deep Field (Xdf). Xdf è un’immagine di una piccola parte di spazio al centro del campo ultra profondo di Hubble (Hubble Ultra Deep Field) nella costellazione della Fornace, la vista più profonda mai ottenuta dello spazio. Attualmente, spiegano gli autori, nessuna immagine può battere questa e superare le sue performance fino a quando non verrà sviluppata una nuova generazione di telescopi, ancora più avanzati.
Le galassie, i marcatori dello Spazio
In una sola volta gli scienziati hanno potuto catturare centinaia di migliaia di galassie. “Una sola immagine contiene la storia completa della crescita delle galassie”, spiega Garth Illingworth dell’Università della California a Santa Cruz, che ha coordinato il team nella realizzazione dell’immagine, “da quando erano appena nate al momento in cui risultano adulte”. La classificazione di tutte queste galassie fornisce un vero e proprio catalogo, una sorta di libro dell’universo. Questo genere di studi in passato hanno aperto le porte a scoperte inattese per capire come si è evoluto l’universo, come sottolinea Katherine Whitaker dell’Università del Connecticut a Storrs, che ha coordinato il team che si è occupato di catalogare le galassie.
Le galassie sono infatti i marcatori dello Spazio, secondo una definizione fornita un secolo fa dall’astronomo Edwin Hubble (da cui prende il nome il telescopio). Studiare le loro caratteristiche, inclusa l’evoluzione, permette di comprendere meccanismi essenziali con cui funziona il cosmo. E fra questi anche di scoprire la presenza di buchi neri (come quello appena fotografato, al centro della galassia Messier 87), della materia oscura e di altri oggetti ancora sconosciuti nell’universo.
Verso il futuro
Nel futuro gli scienziati sperano di ampliare le osservazioni. L’idea è quella di inserire dati basati su osservazioni con luce a infrarossi a lunghezza d’onda maggiore e a raggi X ad alta energia, includendo le immagini del telescopio spaziale Spitzer della Nasa, che osserva nell’infrarosso, e del Chandra X-ray Observatory, sempre della Nasa, per lo studio del cielo nei raggi X. Il tutto andrà a confluire nel Wide Field Infrared Survey Telescope (Wfirst), aggiunge Illingworth: “in sole tre settimane di osservazioni da parte del Wfirst, gli astronomi saranno in grado di assemblare un campo molto più profondo e più del doppio rispetto a quello ottenuto dall’Hubble Legacy Field”.
Ma non è tutto. Grazie anche al lancio – previsto per il 2021 – del telescopio spaziale James Webb per l’astronomia a infrarossi, sarà possibile studiare ancora più nel dettaglio l’evoluzione delle galassie, comprendendo in che modo da neonate sono diventate adulte. L’obiettivo, spiegano i ricercatori, è identificare le prime e più antiche galassie dell’universo.
di: Viola Rita
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