Nascosto in campagna c’è un gioiello …

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Nascosto in campagna c’è un gioiello del Barocco che fu casa di un esorcista

A Carignano, nel Torinese, «Il Valinotto» ha un suggestivo sistema di “camere di luce” e triplice volta
Un’architettura ardita e raffinata, un capolavoro che ha rischiato a lungo di andare perduto. Lungo la strada provinciale che da Carignano conduce a Virle, in provincia di Torino, si trova il piccolo Tempio della Visitazione di Maria a Elisabetta, conosciuto come Santuario del Valinotto, meta di una visita perfetta per gli amanti dell’architettura, ma anche di natura e paesaggio. Dal 1972 alla metà degli anni ’80 la Cappella ha ospitato padre Giovanni Lanfranco, prima come eremita e poi, su autorizzazione del vescovo, come esorcista per il basso pinerolese. Era soprannominato “Padrino” per la sua struttura esile.
Edificato dal 1738 con una linea sobria ed elegante, non ha lo stile delle chiese di campagna ed è un gioiello dell’architettura barocca. La luce che proviene dall’alto, dalla bellissima cupola che si apre come un fiore sulla testa dei visitatori, attira immediatamente lo sguardo verso l’alto. Fa parte di un complesso architettonico di origine medievale, la Cascina Valinotto, e rappresenta l’opera giovanile più significativa dell’architetto Bernardo Antonio Vittone, cui fu commissionata dal notaio Antonio Faccio (proprietario della Cascina e fondatore dell’Opera Pia Faccio-Frichieri).
La caratteristica più conosciuta del Vallinotto, di nuovo visitabile dopo una lunga chiusura e un imponente restauro, è la sua forma centripeta «a stadi sovrapposti», dove ciascuno dei tre livelli della costruzione presenta curve e controcurve opposte a quella del livello precedente, sormontati dalla cupola caleidoscopica a pianta matrice esagonale. A una prima calotta diafana e stellare, si sovrappone una seconda volta, svuotata al centro. Ciascuno dei “vuoti” generati dalla “stella” inferiore, inquadra una piccola finestra nascosta, creando giochi di luce.
Come “leggere” gli affreschi

Sulle pareti interne si trovano affreschi raffiguranti i santi della Controriforma: a destra dell’ingresso S. Filippo Neri e S. Francesco di Sales, mentre a sinistra dell’ingresso sono raffigurati S. Francesco Saverio e S. Carlo Borromeo. Tutti gli affreschi della cupola sono attribuiti a Pier Francesco Guala così pure la pala dell’ altare raffigurante la Visitazione, ora sostituita da una copia. Per motivi di sicurezza, l’originale è custodito all’Opera Pia Faccio e Frichieri di Carignano, così come il bellissimo paliotto dell’ altare e il tronetto, raffigurante gli angeli che adorano l’Eucarestia, attribuito al Piffetti, realizzato con l’utilizzo di legni rari intarsiati con avorio e madreperla.
La parte inferiore è dedicata ai motivi religiosi della Controriforma, santi e sacramenti; nella parte superiore, gli apostoli e infine, sulla volta, gli angeli e l’assunzione in cielo di Maria. All’apice ultimo, finalmente, sono evidenti i segni della Trinità.
La Madonna del latte e il culto di Iside
La Cappella è stata congiunta all’antico tempietto dedicato alla Madonna del Latte, con la Vergine col Bambino, affresco attribuito a Jacopino Longo, un artista vicino a Macrino d’Alba: un piccolo dipinto cinquecentesco intorno a cui l’attuale santuario fu costruito. È la rivisitazione secondo la tradizione cristiana del culto pagano di Iside, dea della fecondità, cui si oppose il Concilio di Trento senza riuscire a scalfire l’affezione popolare.
Come Arrivare
Si arriva al Vallinotto attraversando la strada centrale di Carignano (via Umberto I, poi via Silvio Pellico), svoltando poi a destra su Strada Virle e procedendo per un paio di chilometri. Percorsi ciclabili permettono di avvicinarsi in modo protetto
DI: fulvio cerutti
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