La Tomba KV55: il mistero più durevole …

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La Tomba KV55: il mistero più durevole dell’Antico Egitto

Sulla riva occidentale del Nilo, la silenziosa e assolata Valle dei Re ha nascosto per millenni le tombe dei Faraoni del Nuovo Regno, quelli dell’età d’oro dell’Egitto.
La Valle dei Re

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E’ qui che Howard Carter, nel 1922, dopo anni di scavi, fa la scoperta archeologica più importante del XX secolo, la tomba inviolata di Tutankhamon
Vicino a quella meravigliosa e ricchissima tomba c’è n’è una più piccola e povera, senza nessuna decorazione alle pareti: è la tomba KV55, scoperta nel 1907 dall’archeologo britannico Edward R. Ayrton, finanziato dal ricco Theodore Davis, avvocato statunitense appassionato di egittologia. Si potrebbe dire che quell’accoppiata non era “vincente”, almeno per quel riguarda professionalità e accuratezza.

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Non viene tenuto alcun resoconto dell’attività di scavo, e quel poco scritto in seguito risulta confuso e disordinato. Ma non è per il lavoro approssimativo dell’archeologo e del finanziatore – testimoni diretti raccontano che le foglie d’oro dei reperti svolazzavano per tutta la camera e non di rado venivano regalate come souvenir – che la tomba KV55 ha rappresentato per decenni un mistero, non ancora del tutto chiarito.
Disegno della tomba KV55

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Il 7 gennaio Ayrton scopre l’accesso alla tomba, e ci vogliono due giorni per rimuovere le macerie che occupano tutta la scala e il corridoio, fino alla soglia della camera funeraria. Nemmeno lì, sacro luogo di riposo del defunto, regna molto ordine: ci sono i segni di danni dovuti a cause naturali, ma anche alla mano dell’uomo. In questo caso non si tratta di saccheggio (una pratica comune fin dall’antichità), ma di un deliberato danneggiamento, mirato a nascondere l’identità del morto. L’impresa è ben riuscita, perché per svelare il mistero intorno a quella mummia ci è voluto un secolo.
Il sarcofago della tomba KV55

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Nella camera funeraria c’è un bel sarcofago con i resti di una malridotta mummia, una cappella funeraria smontata con i pezzi sparsi qua e là, due “mattoni magici”, vasi di pietra, vetro e ceramica, alcuni gioielli e una serie di vasi canopici posti in una nicchia a parete. Il problema è che i reperti forniscono indizi contrastanti tra loro.
Uno dei vasi canopici

UNO DEI VASI CANOPICI

I cartigli sul sarcofago, che riportano il nome del defunto, sono stati strappati via; i pannelli di legno dorato della cappella funeraria riportano il nome della regina Tiy, la madre del faraone eretico Akhenaton; alcuni sigilli portano il nome del faraone Amenhotep III, padre di Akhenaton; sui “mattoni magici” c’è invece il nome di Akhenaton, mentre nei canopi quello di una delle mogli del faraone eretico.
C’è poi la maschera dorata del volto, rimossa dal sarcofago, che rende bene la volontà di nascondere l’identità del defunto: solo un sopracciglio e la parte di un occhio testimoniano che, tremila anni fa, un uomo era stato prima onorato come si conveniva al suo rango, e poi oltraggiato.
Il teschio della mummia KV55
Davis e Ayrton, che esaminano la mummia in loco, ipotizzano che appartenga alla Grande Sposa Reale Tiy, anche per quel braccio ripiegato sul petto, in una posa solitamente riservate alle regine. I primi studi condotti al Cairo svelano però che si tratta di un uomo giovane, tra i 20 e i 25 anni. L’egittologo francese Gaston Maspero suggerisce il nome di Akhenaton, che giustificherebbe quell’evidente volontà di cancellare l’identità del defunto. L’età però non combacia: il faraone eretico doveva avere tra i 30 e i 35 anni al momento della morte.
Allora si pensa al misterioso Smenkhara, evanescente figura che forse regna insieme ad Akhenaton o, per brevissimo tempo, subito dopo la sua morte. Certamente lui muore giovane e va ugualmente incontro alla damnatio memoriae.
Nuovi studi, condotti nel 2010, hanno stabilito che l’uomo sepolto nella tomba KV55 doveva avere intorno ai 35 anni.
Quella mummia che doveva rimanere sconosciuta per sempre potrebbe quindi essere proprio Akhenaton, figlio di Amenhotep III e Tiy, e padre (forse) di Tutankhamon.
L’identificazione (quasi) certa della mummia, asserita dal Professor Zahi Hawass, non svela però tutti i misteri della tomba KV55.

Più volte aperta e richiusa, con l’apposizione dei sigilli della necropoli, la tomba potrebbe essere stata utilizzata come deposito per le mummie provenienti da Amarna.
Il faraone Amenhotep IV, che poi prenderà il nome di Akhenaton, introduce una religione monoteista basata sul culto del sole, Aton, e trasferisce la capitale da Tebe ad Amarna.
E’ lì che vuole essere sepolto, in una bella tomba riccamente decorata dove spicca ovunque l’immagine dell’amata moglie Nefertiti. Alla morte di Akhenaton, o poco dopo, l’Egitto torna all’antica religione mentre il nome e le immagini del faraone eretico vengono cancellati per sempre. In quegli anni, tutte le mummie sepolte ad Amarna vengono probabilmente portate nella Valle dei Re, forse conservate nella tomba KV55 e poi spostate in altre.
Solo una rimane lì, in quella tomba piccola e disadorna, con poco o niente di quello che occorre per il viaggio nell’aldilà e nemmeno un volto per farsi riconoscere, né dagli dei né dagli uomini. Ma tutto questo Akhenaton non lo sa e non può saperlo, perché era stato sepolto nella sua Amarna, la città emblema dell’introduzione di un culto di tipo monoteista nella storia.
di Annalisa Lo Monaco
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