I muri di Torino ci osservano

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I muri di Torino ci osservano

Gli sguardi maligni, beffardi e misteriosi de «I guardiani della soglia» sono al centro del nuovo documentario di Damiano Monaco
«Tutto ebbe inizio con un leone triste che mi stava osservando». Non si tratta dell’incipit di una favola di Esopo ma della prima volta in cui il giovane regista torinese Damiano Monaco, davanti a palazzo Birago di via Carlo Alberto, si chiese cosa diavolo fossero tutte quelle facce che ci fissano costantemente dalla sommità dei portoni torinesi. Noti come «mascheroni», erano stati catalogati in maniera certosina da Raffaele Palma del Caus, Centro Arti Umoristiche e Satiriche, in un numero che si aggira intorno ai 2.500, cifra che il regista aggiorna «ad almeno 3 mila, perché in due anni di ricerche ne abbiamo rinvenuti molti di più». E Torino, con la sua aura magica ed esoterica, sembra il palcoscenico perfetto per ospitare un campionario iconico che pare avere pochi eguali nell’urbanistica europea. «La nostra città — spiega il regista — di queste effigi ha un’ampia diversificazione, ma anche Milano e Venezia ne sono ricchissime. Teniamo conto che a metà Ottocento in città era stata fondata la Società Spiritica Italiana e che le pratiche legate alla medianità hanno accresciuto il loro utilizzo in chiave esoterica. Uno degli aspetti che vogliamo affrontare con il documentario è proprio individuarne tipologie e motivazioni».

ARCONTE CON CAPIGLIATURA SERPENTIFORME ALLA GORGONE

La produzione del film, 52 minuti previsti, oggi in fase di montaggio e realisticamente pronto per l’autunno, è di H12, la stessa di due documentari in qualche modo legati alla storia del territorio. In uno si ricostruiva la storia del ciclista Valetti, il campione dimenticato; in Oro bianco si tracciava la storia dell’avanguardistica industria di porcellana di Vinovo a metà tra 700 e 800. «È proprio in quel periodo che ebbero inizio le grandi avventure imprenditoriali piemontesi, dalle prime industrie al conseguente fiorire delle Società Segrete». Gabriele Monaco, sceneggiatore e fratello di Damiano, sottolinea un primo collegamento fondamentale per spiegare il proliferare dei mascheroni sui palazzi torinesi. «Sono anni caratterizzati dalla nascita di una nuova borghesia ma anche dei trattati sulla magia bianca e della ricerca esoterica e a Torino si costruisce molto, soprattutto nel periodo compreso tra Barocco e Liberty. Insomma, ci sono almeno tre piste che portano alla spiegazione di quegli strani elementi architettonici posti a guardia dei palazzi e approfondiremo ognuna di queste con altrettanti esperti del settore». Poi lo sceneggiatore anticipa lo spirito di alcuni dei loro interventi: «L’antropologo Massimo Centini descriverà la stretta relazione dell’uomo con la maschera, oggetto rituale utilizzato per nascondere la propria identità ma anche mezzo per comunicare con il trascendente. Fabrizio Manticelli, studioso di varie forme di esoterismo e simbolismo, ci spiegherà il significato del fauno, satiro con foglia in faccia nonché simbolo di un percorso d’iniziazione in atto in cui più le sembianze assomigliano a un vegetale e maggiore è il grado dell’iniziato. Infine Gianfranco Grittella, storico dell’architettura, chiarirà le influenze architettoniche che hanno portato alla moltiplicazione di queste maschere di volta in volta scherzose, grottesche, simboliche e maligne».
Forse è proprio questo il percorso più affascinante che propone I guardiani della soglia. La ricerca di un filo rosso che traduca le centinaia di riproduzioni antropomorfe, tutte simili ma mai del tutto coincidenti, che possono riferirsi a segni distintivi di un casato, nella regalità di un leone o nella fedeltà di un cane; ma soprattutto la scoperta d’inquietanti rappresentazioni gotiche di demoni e arconti, raffigurati con orecchie a punta e naso aquilino, o di immagini grottesche che si limitano a sbeffeggiare il visitatore di turno. In tutti i casi si tratta di custodi che non solo ci avvertono che stiamo per varcare quel confine, ma che con il loro impenetrabile e silenzioso sguardo ci controllano da secoli, senza mai chiudere occhio. Se da oggi, passeggiando per le strade di Torino, avrete la strana sensazione di sentirvi osservati, forse non vi state sbagliando del tutto.
di: Fabrizio Dividi
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