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Ghiaccio marziano subito sotto la superficie. Nasa: “Posto giusto dove atterrare”

La ‘mappa del tesoro’ di bacini sepolti sono un sottilissimo strato di suolo mostra dove trovare la preziosa risorsa per ottenere acqua potabile, ossigeno e carburante per ripartire
Potremmo attendere ancora diversi anni, quasi sicuramente più di dieci, prima di vedere i primi uomini camminare su Marte. La Nasa ha però già trovato un posto buono dove atterrare, lì dove c’è ghiaccio d’acqua molto vicino alla superficie, pronto da essere portato alla luce e usato. La X di questa ‘mappa del tesoro’ si trova in una regione pianeggiante chiamata Arcadia Planitia, nell’emisfero settentrionale, che nasconde depositi preziosi da utilizzare per ricavarne acqua potabile e carburante.
L’acqua difficile su Marte

Ghiaccio marziano subito sotto la superficie. Nasa Posto giusto dove atterrare

Sul Pianeta rosso non c’è più acqua liquida, non come sulla Terra, non in superficie. Il motivo è tutto fisico: la pressione atmosferica è talmente bassa che evaporerebbe in un batter d’occhio. È lo stesso principio per cui l’acqua bolle a temperatura più bassa in montagna, dove c’è meno pressione atmosferica, rispetto al livello del mare. Torniamo su Marte. Anche al ghiaccio succederebbe la stessa cosa, sublimerebbe, passando cioè dallo stato solido direttamente a quello gassoso. Le calotte polari marziane, per fare un esempio, sono costituite di ghiaccio d’acqua coperto da uno strato di ghiaccio secco: anidride carbonica congelata.
Tuttavia di acqua, su Marte, sembra essercene in abbondanza. E così il ghiaccio d’acqua. Bisogna però cercare nel sottosuolo. Nel 2018, uno studio italiano ha scoperto per la prima volta un lago sotterraneo, sepolto sotto un chilometro e mezzo di ghiaccio, tre o quattro chilometri sotto la superficie al polo sud. I bacini glaciali individuati dalla Nasa, che ha utilizzato i dati dei due satelliti, Mars reconnaissance orbiter (MRO) and Mars Odyssey, sono invece a pochi centimetri dalla superficie in zone più ‘confortevoli’.
Un posto al Sole vicino al ghiaccio
Qualsiasi esploratore esperto sa che, prima di avventurarsi in una terra poco conosciuta, si devono conoscere sia le insidie che le opportunità, quali per esempio le risorse da usare. Questo è ancora più vero se parliamo di un altro pianeta. In una missione interplanetaria lo spazio è ridotto, trovare già a destinazione acqua e carburante potrebbe essere vitale. Soprattutto se a portata di badile: “Non c’è bisogno di un escavatore per portare alla luce questo ghiaccio – spiega Sylvain Piqueux del Nasa Jet Propulsion Laboratory, prima autrice dello studio pubblicato su Geophysical Research Letters – basterebbe una pala”.

Mount Sharp (CuriosityNasa)

Il ghiaccio si trova fino a due centimetri e mezzo sotto la superficie, individuato grazie alle analisi degli orbiter con strumenti sensibili alle differenze di temperatura. Anche il lander Phoenix ne aveva scoperto traccie, grattando la regolite rossa. Così come in crateri scavati da meteoriti in impatti recenti. Arcadia Planitia è una regione dell’emisfero settentrionale, con superfici meno elevate e di conseguenza più atmosfera da usare per rallentare la discesa. Alle medie latitudini, dove c’è più esposizione al Sole rispetto ai poli, energia da usare per alimentare i pannelli solari. Ogni dettaglio è prezioso.
Acqua da bere e da ‘bruciare’
Quando sarà ora di scegliere dove far ‘ammartare’ i pionieri su Marte, quindi, Arcadia Planitia sarà probabilmente uno dei primi siti da prendere in considerazione per stabilire un primo insediamento, come una stazione di ricerca. Gli astronauti avranno una di queste mappe (molto più dettagliata) per sapere dove scavare. Così dovranno faticare poco e con strumenti facili da maneggiare, per avere ghiaccio da trasformare in acqua potabile. Con processi semplici (come l’elettrolisi che scompone la molecola d’acqua in idrogeno e ossigeno) ricaveranno riserve d’aria da respirare. E con l’idrogeno ottenuto potranno ottenere anche carburante da utilizzare per svariati usi. Non ultimo, per accendere il razzo che li riporterà a casa.
di MATTEO MARINI
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