Davvero ci aspetta una catastrofe planetaria …

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Davvero ci aspetta una catastrofe planetaria con l’inversione del campo magnetico terrestre?

Si fa un gran parlare del fatto che il polo nord magnetico della Terra continua a spostarsi verso ovest, dal Canada alla Siberia. Non mancano sui media, a questo proposito, articoli dai titoli allarmanti sulla drammaticità delle possibili conseguenze di una eventuale inversione del campo magnetico terrestre. Cosa c’è di vero negli allarmi? Proviamo a scoprirlo.
Il nostro pianeta emette un campo magnetico creato dalle fluttuazioni del suo nucleo. Questo campo è importante: protegge il pianeta dalle particelle cariche emesse dal Sole, per secoli ha aiutato i marinai ad orientarsi in mare aperto e potrebbe aver svolto un ruolo importante nell’evoluzione della vita.
In questi giorni, molti media hanno pubblicato la notizia che lo spostamento del polo nord magnetico della Terra verso occidente ha obbligato ad aggiornare nuovamente, per la seconda volta in un anno, i satelliti per il corretto funzionamento del GPS. In alcuni casi, questi articoli si sono accompagnati a funeste previsioni sul capovolgimento del campo magnetico e titoli di stampo allarmistico.

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In realtà il polo nord magnetico si sta spostando verso ovest da parecchi secoli, prima più lentamente ma, da qualche anno, il suo movimento è accelerato, arrivando a spostamenti di circa 50 chilometri l’anno, questo, secondo alcuni, potrebbe configurare che il nostro pianeta si stia preparando ad una nuova inversione del campo magnetico.
Secondo gli studi più aggiornati, l’inversione più recente del campo magnetico della Terra ha impiegato più tempo di quanto si pensasse in precedenza per completarsi: circa 22.000 anni in totale. Studiare perché è successo ci permetterà di capire meglio questo misterioso processo e forse ci aiuterà anche a prepararci.
un dato di fatto di cui i geologi sono consapevoli da tempo: ogni poche centinaia di migliaia di anni, il campo magnetico terrestre si ribalta letteralmente – quindi il nord magnetico si trova al Polo Sud e viceversa. Lo sforzo degli scienziati, attualmente, è tutto teso nello stabilire con maggiore precisione i tempi di questi inversioni.
Il mondo moderno si affida al campo magnetico della Terra per far funzionare moltissimi sistemi, uno per tutti è il GPS, e un capovolgimento del nord magnetico ovviamente provocherebbe moltissimi problemi alla nostra tecnologia.
Attualmente viviamo certamente una fase di instabilità e il polo nord magnetico sta migrando verso occidente, verso la Siberia, tanto che nello scorso autunno è stato necessario aggiornare i calcoli dei sistemi di navigazione GPS per compensare lo spostamento e un altro aggiornamento è stato necessario in questi giorni.
Il campo magnetico terrestre è generato dal nucleo esterno di ferro liquido del pianeta che ruota attorno al suo nucleo interno solido. La creazione di grafici relativi alle inversioni del campo magnetico nel tempo non è facile, ma è possibile trovare indizi nei sedimenti oceanici e nei flussi di lava che si solidificano nella direzione del campo magnetico.
“I flussi di lava sono i registratori ideali del campo magnetico“, afferma il geologo Brad Singer, dell’Università del Wisconsin-Madison. “Hanno molti minerali contenenti ferro e quando si raffreddano, si solidificano nella direzione del campo. Si tratta, però, di registrazioni discontinue, nessun vulcano erutta continuamente. Quindi ci affidiamo a un attento lavoro sul campo per identificare i record giusti”.
Singer e i suoi colleghi hanno esaminato i registri del flusso di lava provenienti da Cile, Tahiti, Hawaii, Caraibi e Isole Canarie, osservando i tempi dell’inversione più recente, chiamata inversione Matuyama-Brunhes dal nome degli scienziati che scoprirono questa inversione di campo magnetico avvenuta tra 600.000 ed 800.000 anni fa.
Quel tempismo suggerisce che siamo “in ritardo“ per la prossima inversione, anche se potremmo essere solo in un periodo di instabilità che non si tradurrà in un vero capovolgimento (qualcosa che è già accaduto in precedenza).
Al momento è in corso un dibattito su quanto durerà la prossima inversione.
Sulla base dei dati relativi alla roccia lavica, i ricercatori hanno scoperto che la parte principale dell’evento Matuyama-Brunhes è durata 4.000 anni, ma è stata preceduta da 18.000 anni di instabilità ed escursioni (alcune temporanee inversioni parziali).
Questi risultati sono supportati da un’analisi delle rocce dal fondo dell’oceano, una registrazione più continua ma meno precisa del campo magnetico terrestre.
Questo lasso di tempo è più lungo delle stime precedenti e suggerisce che non dovrebbe verificarsi un’inversione improvvisa e relativamente rapida.
Non sappiamo ancora con certezza quanto tempo potrebbe durare il prossimo capovolgimento – o esattamente quando arriverà – ma ora disponiamo di una grande quantità di dati per aiutare gli scienziati a fare stime. Se stiamo per vivere un’altra inversione di Matuyama-Brunhes, questo studio suggerisce che durerà per molte generazioni.
Di: Massimo Zito
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