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Un gruppo di scienziati propone di contaminare Marte con microbi terrestri prima che ci arrivi l’uomo

La NASA e le compagnie private come SpaceX vogliono mandare gli uomini su Marte.

Una raffigurazione di astronavi e abitanti umani su Marte. NASA

In un nuovo studio, un gruppo di scienziati suggerisce che dovremmo infettare Marte con microbi terrestri prima che le persone atterrino sul pianeta rosso.
Secondo i ricercatori, questi microbi potrebbero rendere Marte più adatto all’insediamento umano.
Tuttavia, questa idea contrasta con la politica della NASA di protezione dei pianeti e di altri oggetti spaziali dalla contaminazione con organismi terrestri.

Un tardigrado (Paramacrobiotus craterlaki) al microscopio elettronico a scansione

Cinquant’anni dopo il primo passo dell’uomo sulla luna, Marte è diventata la prossima frontiera dell’esplorazione spaziale.
L’AD di SpaceX Elon Musk ha da poco presentato il prototipo di un missile chiamato Starship Mark 1: il prossimo passo nella missione della sua compagnia verso la costruzione del sistema di lancio Starship che potrebbe traghettare le persone sul pianeta rosso. La NASA, intanto, progetta di mandare astronauti su Marte negli anni Trenta.
Ma per noi terrestri, la sopravvivenza su un pianeta con un atmosfera più sottile, una minore gravità e una quantità minima di ossigeno pone una serie di sfide. Se le persone non volessero passare ogni secondo in tute sigillate e in ambienti chiusi, dovrebbero trasformare Marte per farlo diventare più simile alla Terra. Bisognerebbe allora aggiungere ossigeno e altri gas nell’atmosfera per rendere le temperature superficiali e la pressione dell’aria più simili a quelle cui siamo abituati.

Una raffigurazione di astronavi e abitanti umani su Marte. NASA

Un gruppo di scienziati canadesi e brasiliani dice che si potrebbe favorire tale ingegneria planetaria con alcuni attori inaspettati: i microbi terrestri.
Sul nostro pianeta, microbi come il Rhizobium (che trasforma l’azoto atmosferico in azoto biologico utilizzabile dalle piante) contribuiscono a mantenere i gas nella nostra atmosfera e ad attivare le nostre reti alimentari. Gli scienziati suggeriscono quindi di inviare su Marte alcuni microrganismi terrestri prima di mandare gli esseri umani.
Descrivono la loro idea in un opinion paper pubblicato sulla rivista FEMS Microbiology Ecology.
“La vita come noi la conosciamo non può esistere senza microrganismi benefici”, ha detto in un comunicato stampa Jose Lopez, l’autore principale dello studio. “Per sopravvivere su un pianeta desolato e (per quanto ci dicono tutti i viaggi effettuati fino a oggi) sterile, dovremmo portare i microbi benefici con noi”.
Quello che i microbi colonizzatori potrebbero fare su Marte
Gli scienziati stimano che sulla Terra esistono 1 trilione di specie microbiche.
Miliardi di anni fa, questi organismi microscopici hanno svolto un ruolo chiave nella creazione di un’atmosfera abitabile per le forme di vita più avanzate. Erano tra i primi abitanti della Terra, vivevano nell’acqua in un periodo in cui il nostro pianeta era molto più caldo e privo di ossigeno.
“La vita sulla Terra è iniziata con microrganismi relativamente semplici che hanno la capacità di adattarsi ed evolvere nelle condizioni estreme che caratterizzavano l’ambiente terrestre nel passato antico”, ha detto Lopez.

Un’immagine di Marte fornita dalla NASA. NASA via AP

Dal momento che i microbi unicellulari come i cianobatteri producevano il proprio cibo usando la fotosintesi, ha aggiunto Lopez, “più di due miliardi di anni fa hanno fornito la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo adesso“.
Se introdotti su Marte, dice il suo team, forse batteri del genere potrebbero funzionare in modo analogo, contribuendo a creare un atmosfera di tipo terrestre e fungendo da base di una catena alimentare marziana.
I microbi sono ancora oggi fondamentali per il mantenimento della vita sulla Terra. Bilanciano i gas nell’atmosfera e decompongono sostanze animali e vegetali per creare le sostanze semplici usate nella parte inferiore della catena alimentare. Uno studio del 2013 ha dimostrato addirittura come i microbi sospesi nell’atmosfera contribuiscono ai livelli delle precipitazioni e alla formazione delle nuvole sulla Terra. Inoltre, depurano le acque nere e i rifiuti tossici.
“Se l’umanità è seriamente intenzionata a colonizzare Marte, un altro pianeta o una delle lune vicine in futuro, allora le persone dovrebbero identificare, comprendere e inviare i pionieri più competitivi e benefici“, hanno scritto Lopez e i suoi autori.
Un altro vantaggio dell’inviare prima i microbi, ha aggiunto il team, è che alcuni dei batteri, virus e funghi che sostengono la vita sulla Terra sono capaci di resistere all’ambiente spaziale ostile. Gli scienziati definiscono questi organismi estremofili, dato che possono prosperare negli ambienti più freddi, più caldi e con elevate pressioni della Terra.
I tardigradi sono un esempio di specie estremofila. Possono resistere senza acqua e ossigeno per periodi di tempo estremamente lunghi e sopravvivere a pressioni fino a 74.000 volte maggiori rispetto alla pressione che sperimentiamo al livello del mare.
Mandare microbi su Marte viola un principio basilare della politica della NASA
Ma qualsiasi sforzo teso a disseminare Marte di invasori microbici terrestri pone un problema: violerebbe le rigide linee guida della NASA sulla contaminazione interplanetaria.
La politica di protezione planetaria dell’agenzia spaziale si propone di evitare che il nostro pianeta venga infettato da forme di vita extraterrestre, oltre a proteggere gli altri pianeti e oggetti spaziali da contaminazione da parte di vita terrestre.
Di conseguenza, tutte le attrezzature e i missili mandati nello spazio sono attentamente sterilizzati prima che abbandonino la Terra. La NASA ha anche distrutto una sonda spaziale per eliminare qualsiasi rischio di diffondere contaminazione terrestre nello spazio. La sonda Cassini, che ha iniziato a orbitare attorno Saturno nel 2004, è un buon esempio: quando Cassini era a corto di carburante nel 2017, gli scienziati hanno deciso di mandarla a distruggersi nell’atmosfera di Saturno per evitare qualsiasi eventualità di schianto della sonda contro le lune di Saturno, Encelado o Titano. Queste lune nascondono oceani di acqua e potrebbero essere abitabili o addirittura ospitare forme di vita aliena.
Precauzioni simili “preservano la nostra capacità di studiare altri mondi nel loro stato naturale; evitano la contaminazione che intralcerebbe la nostra capacità di trovare la vita altrove, se esiste”, spiega la NASA.

Un prototipo del sistema di lancio della Starship di SpaceX, chiamato Mk (1)

Gli autori dello studio ammettono che il loro suggerimento solleva alcune preoccupazioni di ordine etico.
“Si potrebbe giustamente sostenere che i microbi liberati su Marte rappresenteranno specie invasive introdotte in un ecosistema inesplorato e possibilmente incontaminato”, hanno scritto.
Ma secondo Lopez e i suoi co-autori l’umanità contaminerà inevitabilmente altri luoghi nella galassia.
“Ipotizziamo che sia praticamente impossibile esplorare nuovi pianeti senza trasportare e/o inviare nessuno viaggiatore microbico”, hanno scritto.
Per cui, aggiungono, allo steso modo potremo deliberatamente e sistematicamente scegliere con quali microbi infettare Marte, “piuttosto che mandare batteri a caso che fanno l’autostop casualmente”.
A tale proposito, propongono di pensare ai microbi terrestri come “asset” che potrebbero essere fondamentali per innescare la vita su Marte, piuttosto che come invasori da temere.
I ricercatori propongono di scegliere con attenzione i microbi diretti su Marte
Ma Lopez e i suoi colleghi non stanno dicendo che dovremmo mandare ogni microbo terrestre nello spazio.
“Non stiamo sostenendo una corsa alla inoculazione”, ha detto.
Piuttosto, propongono di svolgere dei test rigorosi sulla Terra per determinare quali estremofili avrebbero le migliori possibilità di arrivare su Marte e sopravvivervi. Questi sforzi di ricerca, ha detto il suo gruppo, dovrebbero sostituire gli attuali tentativi di mandare uomini su Marte, dato che non ha alcun senso cercare di colonizzare un altro pianeta se non abbiamo strumenti per una sua terraformazione.

 

Ma questo non è l’approccio che Elon Musk e SpaceX stanno adottando. Musk vuole che una Starship assolutamente completa, che possa trasportare dozzine di persone, entri nell’orbita terrestre entro sei mesi. La navicella è stata progettata per potere infine trasportare carichi, e poi equipaggi, su Marte, rispettivamente entro il 2023 e il 2024.
“Penso che dovremmo veramente fare del nostro meglio per diventare una specie multi-planetaria; dovremmo estendere la nostra consapevolezza oltre la Terra, e dovremmo farlo adesso”, ha detto Musk.
di: Aylin Woodward
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