Dal cambiamento climatico a quello meteorologico

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Dal cambiamento climatico a quello meteorologico

Nelle regioni di media latitudine dell’emisfero settentrionale il riscaldamento globale provoca un rallentamento degli spostamenti delle grandi perturbazioni cicloniche estive, aumentando così il rischio di lunghi periodi di siccità, ma causando anche un incremento della forza dei temporali su scala locale

ADM-Aeolus satellite and cyclone. Illustration of the European Space Agency (ESA) wind mission satellite ADM-Aeolus (Atmospheric Dynamics Mission Aeol…

Il cambiamento climatico sta alterando i flussi di energia nell’atmosfera, con forti conseguenze sulle condizioni meteorologiche alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale, scatenando temporali locali di maggiore intensità e provocando nella stagione estiva un blocco delle grandi aree di bassa pressione, o cicloniche, che possono manifestarsi come protratti periodi di siccità.
E’ questa la conclusione a cui è giunta un’analisi meteoclimatica che è riuscita a stabilire una stretta connessione fra eventi climatici globali e fenomeni meteorologici di breve durata. Lo studio, condotto da due ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, Charles G. Gertler e Paul A. O’Gorman, è pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Gertler e O’Gorman hanno analizzato i dati climatici e meteorologici globali registrati dagli anni settanta, ottenuti sulla base di osservazioni sia da terra sia da satellite, ottenendo per le regioni dell’emisfero settentrionale comprese fra i 20° e gli 80° di latitudine una mappa della situazione climatica e meteorologica ad alta risoluzione.
Grazie a un sofisticato algoritmo, hanno quindi stimato le quantità di energia disponibile nell’atmosfera nelle varie regioni in funzione della temperatura e dell’umidità.
L’analisi dei risultati ha mostrato che il riscaldamento globale ha un duplice effetto alle diverse scale atmosferiche.
Particolarmente significativo è apparso l’effetto sulle formazioni cicloniche estive alle medie temperature. Questi sistemi di bassa pressione, che generano rapidi cambiamenti di temperatura e umidità lungo i loro fronti, sono alimentati dalla differenza di temperatura media
tra le latitudini settentrionali e quelle meridionali.
Poiché negli ultimi decenni l’Artico si è riscaldato più velocemente del resto della Terra, questa differenza si è ridotta, riducendo così l’energia disponibile nell’atmosfera per lo spostamento delle immense aree cicloniche dalle regioni oceaniche dove si formano verso le aree continentali.
I ricercatori hanno calcolato che dal 1979 al 2017 l’energia disponibile per questi spostamenti è diminuita del 6 per cento circa. Questa energia, ovviamente, non va “persa” e, insieme al surplus energetico legato al riscaldamento globale, va ad alimentare i movimenti convettivi dell’atmosfera su scala regionale e locale, che possono manifestarsi, per esempio, sotto forma di temporali.
Secondo i calcoli di Gertler e O’Gorman, nel 2017 i fenomeni meteorologici locali hanno avuto a disposizione il 13 per cento di energia in più rispetto al 1979.
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