Elba, il mistero dei boati sui fondali: …

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Elba, il mistero dei boati sui fondali: «È il vulcano sommerso»

L’ultimo episodio sabato 15 febbraio, udito nitidamente sul versante occidentale dell’isola. Il punto è lo stesso degli anni scorsi: lo Scoglio dell’Affrichella. «Un’esplosione di metano»

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POMONTE (ISOLA D’ELBA). Due boati negli ultimi venti giorni. Il più forte, ieri mattina, attorno alle 11 udito nel tratto compreso tra Seccheto e Chiessi. «Hanno vibrato i vetri delle finestre – testimonia Gian Mario Gentini, referente della Protezione civile di questo versante dell’Isola –. La gente ha subito pensato che si trattasse di un movimento sismico». Ma non è stato così. I due sismografi che sono stati piazzati uno proprio su questo versante dell’Isola, l’altro nella vicina Montecristo, non hanno registrato alcuna scossa tellurica.
E allora di che cosa si è trattato? Con tutta probabilità il fenomeno è riconducile al vulcanello di fango sommerso che già negli anni passati ha dato segni di vita e lasciato testimonianze varie della sua attività sotterranea . Il più noto, quello che è stato documentato da un peschereccio che stava navigando tra Pianosa e lo scoglio dell’Affrichella. Il pilota ha ripreso con il cellulare la fuoruscita di un getto di acqua mista a fango e gas .
Del resto si sa, come risulta dagli studi effettuati da esperti dell’Ingv dell’Università La Sapienza di Roma e di Napoli, che nel tratto di mare compreso a nord dello Scoglietto d’Affrica è presente una grossa sacca di metano. Quanto basta per concludere che sia l’emissione di una miscela di gas, a prevalenza metano. . Ma da dove nascono i boati? Probabilmente il fenomeno è dovuto all’ostruzione operata dai sedimenti fangosi sul fondale marino, per cui il giacimento per un po’ regge, fino a quando non erutta violentemente. La circostanza peraltro sarebbe confermata dal rilevamento in quel tratto di mare di sostenute emissioni di bollicine che fuoriescono dal fondale. L’energia sotterranea del metano, dunque, sarebbe la causa alla base dell’evento avvenuto ieri mattina. Del resto le analisi chimico-fisiche dell’acqua hanno confermato gli indizi che in questi giorni sono stati rimessi insieme, come tessere di mosaico.
La presenza di metano nel mare tra l’isola d’Elba e la Corsica fu rilevata già nel 1968, con lo studio pubblicato da due geologi dell’Istituto di Geologia di Genova. «Si tratta con tutta probabilità di questo tipo di fenomeni – dichiara al Tirreno l’ingegner Marco Morelli, responsabile dell’Istituto geofisico della Toscana –. Nelle due isole dell’arcipelago sono state installate stazioni sismografiche che ieri non hanno notato nulla. Avremmo bisogno di una tipo diversa di strumenti per arrivare a conoscere esattamente quanto succede a largo dell’Elba».
Comunque è l’intera fascia sud occidentale dell’Isola ad aver percepito i boati, quella compresa cioè tra Pomonte, Chiessi e Fetovaia. E conseguentemente avvertito il tremore delle finestre. «Qualcosa del genere – ha continuato Morelli – ma in maniera più tragica è successo in provincia di Agrigento, con il vulcano Marsili. È quindi l’intera fascia tirrenica a essere interessata da emissioni gassifere. Per un anno e mezzo non è stato rilevato nessun movimento. Poi all’improvviso – ha concluso – ecco di nuovo il segnale forte».
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