Lo strano caso della mummia urlante, …

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Lo strano caso della mummia urlante, svelato il mistero

Gli studiosi avrebbero finalmente svelato il mistero della mummia egiziana divenuta famosa per quell’espressione di dolore, simile a quella di un urlo, che presenta sul volto e che quindi l’ha resa famosa in tutto il mondo con l’epiteto di “mummia urlante”. Ne ha parlato lo studioso piacentino ing. Gigi Rizzi al Circolo Culturale Maria Luigia in una conversazione che proponiamo all’attenzione dei lettori.

lo studioso piacentino ing. Gigi Rizzi al Circolo Culturale Maria Luigia

Per dissertare sull’Egitto Antico non si ha certo bisogno di pretesti particolari, data l’infinità di vicende, monumenti, tesori, cultura e personaggi che questa Antica Civiltà ci propone da sempre con i suoi 35 secoli di storia. A volte però notizie o fatti di cronaca ci riportano a casi o avvenimenti che da molto tempo ci ripropongono enigmi che solo di recente e solo con le più avanzate tecnologie la scienza attuale ha permesso di dipanare.
Risale a qualche mese fa infatti la notizia che il Museo del Cairo ha deciso di esporre ai visitatori la mummia che da più di 130 anni ha catturato l’attenzione degli archeologi e degli storici e che solo dal 2012 ha finito di svelare i suoi segreti, insieme a quella di un grande sovrano, al quale era legata da stretti vincoli di parentela e tragiche vicende.
M procediamo con ordine. Tra le tante specificità che caratterizzano la civiltà antico-egiziana vi è sicuramente la pratica della mummificazione; certo anche altre culture l’hanno praticata, ma non in modo così sistematico e per così lungo tempo. Gli egiziani, infatti, non si sono accontentati di narrarci con dovizia di particolari le vicende storiche che hanno coinvolto numerosi sovrani e le loro famiglie, ma ci hanno addirittura consegnato i corpi di numerosissimi personaggi di cui altrimenti ignoreremmo ogni cosa.
Dai primi tentativi di conservazione dei corpi, in cui ci si affidava prevalentemente alle condizioni meteoclimatiche di un ambiente sabbioso ed estremamente asciutto, si giunse alla perfezione dei secoli di maggior splendore con corpi trattati con procedure complesse, avvolti in chilometri di bende e racchiusi in sarcofagi stupendamente decorati.1379-081121-screaming-mummy-ramses-missions_big-2
A tal proposito il relatore ha riportato alla memoria una grande scoperta archeologica, perfezionata nel 1881 dall’allora direttore del Museo del Cairo, il francese Gaston Maspero, che, dopo anni di indagini, portò al ritrovamento di una tomba davvero particolare. Individuata anni prima nella zona di Deir El Bahari, ad ovest dell’attuale città di Luxor, l’antica Tebe, da Ahmed Abdel Rasoul, capo di una famiglia dedita da generazioni alla predazione delle tombe, e definita da allora “la cachette royale”, cioè il nascondiglio reale, essa ha restituito le mummie di più di quaranta dei più noti sovrani che guidarono il paese nei momenti di maggior potenza e ricchezza del paese, oltre a regine, grandi sacerdoti. Ma, aldi là dell’emozione di trovarsi di fronte a personaggi come Tuthmosi III o Ramesse II il Grande, la scoperta di un particolare papiro spinse gli archeologi a concentrarsi sulle mummie di due personaggi: il re Ramesse III e un individuo dall’identità sfuggente, definito allora “Sconosciuto E” ed anche la “Mummia urlante” per le condizioni della sua mascella che facevano intuire un urlo nell’istante della morte.
Considerato l’ultimo dei grandi sovrani d’Egitto, Ramesse III – XX dinastia, 1185-1153 a. C.- fece di tutto per emulare il più noto predecessore della precedente dinastia, detto Ramesse II il Grande, assumendo gli stessi protocolli reali e distinguendosi per imprese militari che salvarono il paese dall’invasione dei cosiddetti Popoli del Mare. Il ricordo di tali ed altre gesta si ritrovano incise con dovizia di particolari sulle mura del grande tempio che fece erigere sulla riva ovest di Luxor e che divenne un vero e proprio archivio storico del tempo. Ma i pericoli per il re non venivano solo dall’estero; all’interno dell’harem reale, infatti si consumò una congiura che mirava alla soppressione sua e dell’erede legittimo, a favore di un altro suo figlio, avuto da una sposa secondaria.
A ciò si riferisce il cosiddetto “Papiro giuridico di Torino”, che riporta le fasi del processo che vide il Principe Pentaureret come principale accusato. Le recenti indagini del 2012 hanno permesso di chiarire che Ramesse III fu ucciso con un preciso fendente alla gola e che la mummia urlante presenta un DNA tale da identificarlo come figlio diretto del re e quindi probabile autore del complotto. Dopo 130 anni l’enigma è così risolto.
Di: Gigi Rizzi
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