Catturati i primi vagiti di un mondo alieno

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Catturati i primi vagiti di un mondo alieno

Scoperta italiana. Il racconto del coordinatore

Un embrione di mondo ‘alieno’ sta nascendo all’interno di un disco di gas e polveri attorno a una giovane stella a circa 382 anni luce dalla Terra. A catturarne i primi vagiti, il gruppo di astronomi italiani guidato da Raffaele Gratton, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Il risultato è stato pubblicato sulla rivista Astronomy and Astrophysics.

Gli anelli di polvere che circondano la stella HD169142. L’ area indicata con la lettera D indica la presenza di un pianeta nascente

 

Con una massa compresa tra 1 e 4 volte quella di Giove, il nuovo mondo, che si andrà ad aggiungere ai circa 4.000 pianeti esterni al Sistema Solare già scovati negli ultimi decenni dagli astronomi, è stato osservato grazie allo strumento SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch instrument), un cacciatore di pianeti montato su uno dei telescopi cileni del Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso). Il pianeta si trova a una distanza dalla sua stella simile a quella che separa Nettuno dal Sole. Nell’incubatore cosmico, la giovane stella HD169142, i ricercatori italiani hanno osservato un sistema di tre anelli e, in particolare, all’interno di una delle cavità tra il secondo e il terzo anello, strani bracci a spirale e nubi di polvere che si stanno addensando. Segni, hanno chiarito, “compatibili con la presenza di un pianeta nascente”.
I pianeti si formano nei dischi di gas e polveri, durante lo stesso evento che porta alla formazione di una stella. Come avvenuto anche al Sistema Solare, circa 5 miliardi di anni fa. Per i ricercatori dell’Inaf, “ci si aspetta che i pianeti giovani causino cavità e spirali nei dischi. Però – hanno aggiunto – i pianeti più giovani sono circondati da nubi di polvere che ne rendono difficile l’osservazione diretta e quindi la conferma della loro presenza. Per questo motivo, esistono pochissime osservazioni chiare di pianeti in una simile fase evolutiva, in dischi ancora ricchi di gas”, hanno chiarito.
Per gli autori, lo studio del nuovo pianeta nascente potrà fornire preziose indicazioni sulle fasi iniziali che hanno portato alla formazione del Sistema Solare. Maggiori dettagli su queste culle di nuovi mondi potranno arrivare nei prossimi anni dal telescopio Elt (Extremely Large Telescope) dell’Eso, che dovrebbe iniziare a operare nel 2024, in Cile. Per Roxanne Ligi, dell’Osservatorio Astronomico Inaf di Brera, “sarà molto interessante osservare questi sistemi con Elt, che avrà cinque volte la risoluzione di Vlt. Con il nuovo telescopio – ha concluso – sarà, ad esempio, possibile studiare in dettaglio come i pianeti accrescono il materiale dal disco primordiale, una fase cruciale nella formazione dei pianeti giganti”.

Fonte:

(il video) : Il coordinatore della ricerca, Raffaele Gratton: “così studiamo come si formano gli esopianeti” (fonte: Media Inaf)

 

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