Dolomiti, non sia vano l’urlo delle montagne

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Dolomiti, non sia vano l’urlo delle montagne

Il patrimonio straordinario ma fragile delle Dolomiti, sempre più funestato da eventi naturali estremi, ha bisogno di un approccio più sostenibile, di scelte tecniche e amministrative con una visione di lunga durata sia dei fenomeni idrologici e sia dei processi sociali ed economici.

(La Magia Delle Dolomiti – Un Video sulle Alpi Dolomiti di Travel & Discover)

Nelle nostre montagne , lo scorso autunno, un incendio di vaste proporzioni (900 ettari danneggiati) ha colpito l’agordino e dopo qualche giorno, in più zone montane che vanno dalla Carnia, al Cansiglio, Asiago e altopiano dei 7 Comuni, Dolomiti bellunesi e Trentino Alto Adige, si è abbattuta una perturbazione molto intensa. Il vento ha superato i 200 km/h. Precipitazioni così intense e diffuse hanno riportato alla memoria l’evento del 1966.
E prima ancora, la grande guerra. Sì perché il conflitto mondiale ebbe un impatto devastante sulle terre dove si combatté. I danni più evidenti furono causati dall’uso degli esplosivi e della nuova, potentissima artiglieria pesante, capace di generare crateri, dissesti e frane, di staccare enormi blocchi di pietra cambiando per sempre la configurazione fisica di creste e colline. La Prima Guerra mondiale comportò una profonda e diffusa militarizzazione del paesaggio che scardinò totalmente i modi che le popolazioni locali avevano fino a quel tempo adottato nell’uso dei loro pascoli e boschi. E questo non solo per la realizzazione di mulattiere, baraccamenti, teleferiche, forti, acquedotti, ma anche per quelle ferite ancora oggi ben visibili come le trincee e i crateri causati dagli esplosivi e dall’artiglieria pesante.

Oggi di fronte a noi un nuovo “paesaggio di guerra”. Ma stavolta il nemico siamo noi stessi. Sono stati distrutti migliaia di ettari di foresta, numerose abitazioni sono state scoperchiate, strade e ferrovie interrotte. Se a Belluno si stima che la furia degli elementi abbia danneggiato 90 ettari di bosco, praticamente il 40 per cento dell’intera superficie boscata, ad Asiago gli alberi abbattuti potrebbero essere più di 300mila. Impressionanti le foto che girano sui social e sui media. Intere comunità sono state messe a dura prova e si sono dovute inginocchiare impotenti davanti a tanta forza. La natura ha urlato e le montagne ferite sono uno shock.
E’ la forza straordinaria della volontà a far alzare questi montanari affiancati dall’impegno dei Vigili del Fuoco, dell’esercito, del Cai, della Protezione Civile e di moltissimi volontari che ancora una volta meravigliano il nostro paese per la straordinaria solidarietà che sempre ci distingue nel mondo. Un lavoro di squadra davvero esemplare. Ora molti di noi stanno pensando alle vacanze in montagna. La consapevolezza di avere un territorio straordinario e bellissimo deve essere per noi un motivo in più per apprezzare questa natura straordinaria e capire meglio non solo quanto è successo a novembre ma per conoscerlo meglio e proteggerlo. Per l’alto valore estetico e paesaggistico, per l’importanza scientifica legata alla geologia e alla geomorfologia, le nostre Dolomiti sono forse le montagne più belle del mondo.
Un patrimonio straordinario che è di noi tutti. A renderle uniche sono le loro forme e i colori che si riflettono sulle rocce. Guglie, torri, pinnacoli cinte da boschi laghi e paesaggi straordinari. Un patrimonio sempre più fragile. Anzi fragilissimo. Ce ne siamo resi conto. Eccome!!! La natura non è al nostro servizio e chi va in montagna, la frequenta, la conosce e la vive, questo lo sa bene. Ma questa consapevolezza deve crescere. Deve raggiungere più persone. Cominciamo da noi. Se la montagna per noi è un rifugio cerchiamo di cambiare il nostro modo di andare in montagna.
Facciamolo con maggiore rispetto e cerchiamo di mantenere comportamenti più consoni a ridurre eventuali impatti negativi. Ad esempio, impariamo a conoscere meglio le comunità ospitanti, i loro valori tradizionali. Anche gli spostamenti, facciamolo in modo più sostenibile. I fenomeni recenti mostrano che le scelte tecniche e le decisioni amministrative richiedono una visione di lunga durata sia dei fenomeni idrologici e meteorologici sia dei processi sociali ed economici. Partiamo da noi!!!
Di: Roberta Lazzarini
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