Dal Canada una nuova specie di dinosauro …

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Dal Canada una nuova specie di dinosauro corazzato

Scoperto nell’estate del 2014 in Montana, sul confine con il Canada, Zuul crurivastator – che prende il nome dal demone di Ghostbusters – era dotato di una mazza caudale capace di mettere in fuga persino un T-rex
Al secondo piano del Royal Ontario Museum di Toronto si staglia lo scheletro di un cugino più antico ed esile di Tyrannosaurus rex. Una creatura che se oggi fosse ancora viva, potrebbe essere zoppicante. Più di 70 milioni di anni fa, questo esemplare di Gorgosaurus sarebbe stato un predatore all’apice della catena alimentare, nelle zone “badlands” del Montana e del Canada occidentale. Trovarsi all’apice della catena alimentare non significa, però, essere invincibile. La tibia destra dell’animale è un insieme di ossa rotte che si sono sanate mentre era in vita.
Cos’è che ha causato la rottura della gamba del povero tirannosauro? Non avendo a disposizione una macchina del tempo, i ricercatori non sono in grado di dare una risposta certa. Ma da qualche altra parte nello stesso museo, i visitatori possono farsi un’idea di chi possa essere il responsabile di questo caso irrisolto ambientato nel Cretacico.
Si tratta di Zuul crurivastator, una nuova specie di anchilosauride, che è anche il fossile più completo di questo tipo mai trovato in America del Nord; un dinosauro possente di una lunghezza di circa sei metri, che usava la corazza a scopo difensivo e pesava quanto un rinoceronte
bianco.
Il fossile di questo enorme animale si è conservato incredibilmente bene, dal muso alla coda simile a una mazza, l’arma perfetta per frantumare le ossa.

Se la scoperta di Zuul è stata annunciata nel maggio 2017 [ma la scoperta era avvenuta casualmente nell’estate 2014], i fossili del cranio e della coda sono stati svelati al pubblico il 15 dicembre, nell’ambito di una nuova mostra allestita al museo. È un vero e proprio spettacolo multimediale, comprendente un modello a grandezza naturale del fossile, un’enorme animazione di Zuul in azione e persino videogiochi educativi.
Il recupero del resto del fossile inglobato nella roccia è ancora in corso, in un tranquillo magazzino situato a circa 160 chilometri a est del museo. In una gelida mattina di dicembre, pochi giorni prima della presentazione del reperto, mi sono recato in questa struttura, di proprietà del Research Casting International (RCI), società di Trenton, in Ontario, che si occupa di allestire mostre. Mentre fuori la neve fiocca dolcemente, il presidente della RCI Peter May mi conduce nel luogo di lavoro principale. L’odore acre della resina poliestere riempie l’aria, mentre fa da sfondo il rumore dei ventilatori.
Seguo rapidamente May lungo il corridoio principale del magazzino, fino ad arrivare a un tendone marrone che custodisce quello che sembra essere un recinto di sabbia ricoperto di calcestruzzo. Quattro tecnici in un polveroso camice blu si trovano in cima al blocco, e si allontanano tenendo in mano piccoli martelli pneumatici portatili. Millimetro dopo millimetro, gli strumenti ad ago rivelano macchie minerali brunastre. Con mio grande stupore, apprendo che si tratta di frammenti di corazza e di squame. Liberare questo fossile così incredibilmente dettagliato richiede un lavoro estremamente preciso, ma ne vale davvero la pena. I fossili di anchilosauro sono rari e, anche quando vengono ritrovati, a causa del processo di decomposizione, risultano spesso sparsi come fossero pezzi di un puzzle. Nel caso di Zuul, invece, è come se l’intero animale fosse stato immediatamente trasformato in pietra.
“È tra gli esemplari meglio conservati che siano mai stati scoperti”, afferma Victoria Arbor, curatrice del Royal Ontario Museum di Toronto, esperta di anchilosauri. Gli scienziati sono già in grado di vedere la corazza danneggiata lungo il fianco, segnale che Zuul subì attacchi da altri anchilosauridi.
“L’ottima preservazione della corazza e della pelle è andata ben oltre le nostre aspettative”, aggiunge David Evans, paleontologo del Royal Ontario Museum, che sta studiando il dinosauro.
Attraversare le correnti
Quando Arbour ed Evans hanno annunciato per la prima volta il fossile di Zuul, la notizia è rimbalzata in tutte le testate del mondo. Ma per uno scherzo del destino, non erano gli unici paleontologi canadesi a presentare un dinosauro quella settimana. In quei giorni, il Royal Tyrrell Museum dell’Alberta, rivelò il suo straordinario dinosauro corazzato, una nuova specie cui più tardi fu dato il nome di Borealopelta markmitchelli.
A prima vista, i due dinosauri potrebbero sembrare molto simili, ma in realtà non lo sono affatto. Borealopelta visse 35 milioni di anni prima e, a differenza di Zuul, non era dotato di mazza caudale. Inoltre, Borealopelta fu rinvenuto anni prima rispetto a Zuul, cosa che ha aiutato i ricercatori a preparare il fossile. Nel 2017, il mondo poteva ammirare Borealopelta in tutto il suo splendore, ma allora gli studiosi avevano appena iniziato a liberare il fossile di Zuul.
Zuul viveva vicino a un estuario lussureggiante nella zona oggi corrispondente alla parte settentrionale del Montana, circa 76 milioni di anni fa. In quell’epoca, felci e platani ondeggiavano al vento, mentre coccodrilli e tartarughe si nascondevano sotto i corsi l’acqua. In qualche modo, Zuul morì nelle acque poco profonde di un fiume. Mentre la sua carcassa si gonfiava e galleggiava a pancia in su, un tronco gli sbarrò la strada e il suo corpo fu dirottato verso un vortice. E fu così che onde di sabbia ricoprirono rapidamente gran parte dell’animale. I ricercatori non hanno ancora trovato gli arti di Zuul, che organismi saprofagi potrebbero aver mangiato.
Una volta sepolto, il dinosauro fu ricoperto da un ammasso di roccia, mentre i minerali ricchi di ferro ne preservavano la carne e le ossa. Circa dodici metri di roccia si depositarono sull’arenaria che ricopriva Zuul, mentre la distanza fra il fossile e i fianchi erosi delle colline non arrivò mai a essere inferiore a nove metri. Alla fine, la terra che ricopriva Zuul divenne un ranch privato situato appena a sud del confine fra Stati Uniti e Canada.
Nel 2014, i collezionisti di fossili a scopo commerciale iniziarono a scavare in quei luoghi per recuperare le ossa di Gorgosaurus, per conto di una società chiamata Theropoda. Durante le operazioni di scavo, colpirono qualcosa di duro. All’improvviso, una delle persone impegnate nello scavo esclamò: “Un alieno!”. Quello che aveva davanti non apparteneva affatto a un tirannosauro: era la mazza caudale di un anchilosauride.
Nonostante venda molti dei suoi fossili a collezionisti privati, il team di Theropoda sapeva che Zuul era un esemplare straordinario e che doveva restare pubblico. Poco dopo il ritrovamento, la società contattò Evans, che nel 2016 sollecitò il Royal Ontario Museum ad acquistare il fossile.
“Il sistema dovrebbe funzionare proprio in questo modo”, afferma Tommy Heitkamp, direttore delle operazioni di scavo di Theropoda.
Il nome perfetto
Per Arbour, il trasferimento di Zuul in Canada costituì un’incredibile opportunità. Per un colpo di fortuna, proprio quando il fossile arrivò, la studiosa stava appena iniziando una collaborazione di due anni con il museo. Quando lei ed Evans iniziarono a studiare il cranio e la coda del dinosauro, che erano già stati liberati dalla roccia, si resero conto che quello che avevano davanti era un nuovo anchilosauride.
In riferimento alla coda dell’animale utilizzata come un’arma, i due ricercatori diedero alla specie il nome di crurivastator, che in latino significa “distruttore di tibie”. Riguardo al nome del genere, ad Arbour le sue corna ricordavano Zuul, il demone di Ghostbusters, noto film del 1984. Per rendere ufficiale il nome, Evans cercò l’approvazione di un suo amico: Dan Aykroyd, appassionato di paleontologia, attore e co-sceneggiatore del film. E Aykroyd ne fu entusiasta.
Nel frattempo, il blocco da 20 tonnellate che conteneva il corpo di Zuul si trovava nel magazzino della Research Casting International, che attendeva silenzioso di essere esaminato. E anche riuscire a portarlo al suo interno è stata una sfida: il fossile era così pesante, che il carrello elevatore che lo reggeva cedette nel parcheggio.
Il blocco rimase intatto fino a gennaio 2018, quando i preparatori iniziarono a lavorare all’estrazione della spina dorsale e della gabbia toracica di Zuul. Otto mesi dopo, erano pronti a dedicarsi alla parte posteriore della corazza, tagliando il blocco a metà e ribaltandolo come fosse un pancake di quasi otto tonnellate.
Da allora, la preparatrice Amelia Madill e il suo team composto da cinque ricercatrici hanno faticosamente portato alla luce la corazza di Zuul. Adesso, le studiose si rendono conto, meglio di chiunque altro, dell’importanza della scoperta. “Quando è arrivato il blocco, ne ho parlato con mio padre, dicendogli: “Be’, ci vuole l’esperienza di una vita per studiare il fossile. È un lavoro incredibile, al di fuori della realtà”.
E lo è talmente tanto, che ha reso i lavori di RCI più lunghi del previsto: termineranno alla fine del 2018, se non più tardi. Solo allora inizierà effettivamente la storia scientifica del fossile, comprese le analisi chimiche volte a individuare alcune delle proteine originali del dinosauro.
Tornato al Royal Ontario Museum, il protagonista indiscusso della nuova mostra si trova all’interno di una scatola di plexiglas: il teschio di Zuul, con la bocca aperta, e la fronte eternamente corrugata. Fissando la creatura, sembra quasi di tornare indietro nel tempo, immaginando come viveva 76 milioni di anni fa. Le sue fauci un tempo ruminavano l’erba dei prati del Mesozoico e i suoi occhi osservavano il mondo perduto.
Più lo guardo e più le teche e i cartelli si dissolvono. Qui il presente non esiste, c’è solo il passato riportato alla mente dai reperti. E non c’è alcun museo: l’unico a esistere è Zuul.
di Michael Greshko
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